L’amministrazione comunale delle prime libere elezioni dopo la Liberazione decide di ricordare questi suoi valorosi giovani con una lapide, un cippo, una targa, ma soprattutto una strada per non dimenticare.
Galliano Rocco. E’ il corso principale che attraversa l’abitato di Pinasca.
Nato a Pinasca il 16 agosto 1920 da giovane operaio Riv aderisce alla lotta partigiana diventando ben presto un leader nella lotta armata. Con alcuni amici costituisce un piccolo, ma efficiente nucleo in frazione Giaietto. Entra nelle formazioni della Divisione Alpina Autonoma Val Chisone in collaborazione diretta con l’avvocato Ettore Serafino. Catturato da tedeschi e repubblichini in seguito ad una soffiata di un compagno, nella notte di Natale del 1944 e fucilato a Rivoli il 25 febbraio 1945.
Il fratello Mario con il tiglio Ugo lanciano un j’ accuse: “Rocco e molti dei suoi compagni sono morti perché traditi da alcuni che si dichiaravano suoi amici. Queste persone ancora oggi, anche in tempo di pace, stanno sul carro dei potenti o dei vincitori del momento, compiacendosi della stima apparente che viene a loro riservata. Se saremo capaci di insegnare ai nostri tigli a rifiutare questi compromessi e a comportarsi lealmente e con coraggio, il messaggio della Resistenza non sarà caduto nel vuoto”.
Medaglia d’argento al valore militare.
Paolasso Ugo. E’ il tronco di strada che unisce corso Galliano Rocco con via Giaietto a Pinasca.
Nato a Pinasca il 15 giugno 1924 giovane operaio Riv aderisce subito al piccolo gruppo costituito da Rocco Galliano. Il mattino del 21 luglio al ritorno di un pattugliamento notturno con altri cinque compagni della 228 a compagnia incontrano nei pressi di Roure un’avanguardia nemica che precede una colonna in rastrellamento . Nello scontro a fuoco che segue cadono i partigiani Ugo Paolasso, Remo Raviol e due repubblichini, ma il rastrellamento per quel giorno fu scongiurato.
Maccari Giovanni e Maccari Romolo. E’ la piazzetta del centro storico di Dubbione.
Omonimi, ma non parenti. Nati a Pinasca rispettivamente 1’8 giugno ed il 23 febbraio del 1924. Entrambi appartenenti alla 5 a. Divisione Alpina G.L. “Sergio Toja”. Vengono catturati da repubblichini e tedeschi nei pressi della miniera della Gianna durante il rastrellamento di Bourcet del marzo 1944. Rinchiusi nelle carceri “Nuove” di Torino con altri 13 ostaggi sono prelevati e fucilati per rappresaglia a Caluso il 7 aprile 1944. La sorella di Maccari Giovanni, Luigina dice: “Mio fratello lavorava i campi, ma con tanti altri generosi amici del paese aveva aderito alla lotta partigiana e ha pagato con la vita la sua scelta coraggiosa”.
Bert Gioacchino e Bert Celso. Cugini. E’ la via che attraversa il centro storico di Dubbione.
Bert Gioacchino. Nato a Pinasca 1’11 aprile del 1926, agricoltore. Partigiano appartenente alla Divisione Alpina Autonoma Val Chisone viene catturato dai tedeschi durante un rastrellamento a monte di Dubbione in zona Vignassa. Rinchiuso in carcere a Torino, è fucilato per rappresaglia a Coazze il 26 maggio 1944. La sorella Pina dice: “Per due volte sono andata alle “Nuove” a trovarlo con il cambio della biancheria. La terza volta non c’era più ed mi hanno detto che era stato deportato in Germania, non abbiamo più saputo sue notizie fino al dopoguerra”.
Bert Celso. Nato in Francia a Lione il 13 novembre 1924. A dieci anni muore il padre e ritorna in Italia con i fratelli e trova ospitalità presso i nonni ed una zia. Frequenta le scuole Riv ed entra nella fabbrica dei cuscinetti, ma presto con altri amici prende la strada dei monti. Ferito e dolorante nel rastrellamento di Bourcet; mentre i compagni lo portano a valle con una barella improvvisata viene ucciso con un colpo di pistola alla tempia e scaraventato con un calcio nel torrente in borgata Selle di Prali da un tenente repubblichino infastidito dalle sue lamentele provocate dal dolore. La cugina Alma Bert Todesco così lo ricorda: “Era un bravo ragazzo un poco scavezzacollo come tutti i giovani senza una vera famiglia. Esentato dal servizio militare perché operaio Riv, non aveva voluto sentire ragioni e con entusiasmo aveva seguito i suoi amici in montagna”.
Soullier Aristide. Nome del borgo al confine con il comune di Villar Perosa.
Nato a Pinasca il 7 maggio del 1925. Partigiano appartenente alla Divisione Alpina Autonoma Val Chisone, è catturato, in seguito a delazione di spie fasciste, mentre cerca di raggiungere la propria abitazione dove lo attendono la moglie ed il figlioletto Walter in tenera età e rinchiuso come ostaggio nel cinema Riv. Fucilato per rappresaglia con altri partigiani, decisa a seguito dell’uccisione di un tedesco, il 18 novembre del 1944 a Villar Perosa lunga la Statale 23 difronte allo stesso edificio dov’era prigioniero.
Resistenza in Val Chisone
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 inizio un clima di confusione in cui si formarono i primi nuclei della Resistenza: al Sestrières, il sergente degli alpini Maggiorino Marcellin (Bluter) guidò commilitoni montanari; a Roure, il meccanico Fiore Toye e il sottotenente Eugenio Juvenal si misero alla testa di militari della Scuola di cavalleria di Pinerolo, universitari torinesi e valligiani di Inverso di Pinasca e Pomaretto in val Germanasca; a Perosa Argentina, il sottotenente Enrico Gay, appartenente a una famiglia di imprenditori minerari locali, comandò studenti e operai; a Pinasca, l’operaio comunista Rocco Galliano fu riferimento per altri operai; al Gran Dubbione, località a monte della stessa Pinasca, il sottotenente Silvio Geuna assunse la guida di universitari perlopiù aderenti all’Azione cattolica. Erano bande, e persone, molto diverse le une dalle altre. In termini politici, alcune erano orientate verso il Partito Comunista o la Democrazia Cristiana, altre verso il Partito Socialista, il Partito d’Azione o il Partito Liberale. Sotto il profilo religioso, alcune erano di fede cattolica altre evangelico valdese. E spesso non manifestavano alcuna particolare simpatia per una forza politica o una confessione religiosa. Prevaleva il sentimento di difesa della propria autonomia, benché fosse impossibile non riconoscere come comune il bisogno di armi, viveri ed equipaggiamenti.